segnalo che in questi giorni è in giro per la puglia la seguente rappresentazione teatrale:
La misenscéne
Mita Medici
RODOLFO VALENTINO. L'EMIGRANTE LEGGENDARIO
scritto e diretto da RINA LA GIOIA
Genere: Contemporaneo
Lo spettacolo celebra il mito di Valentino, con un viaggio-inchiesta all’incontrario, inteso come una sorta di processo su se stesso per recuperare quel privato sbiadito dalla dimensione pubblica. Valentino ci porta in un viaggio “di sola andata” per mostrare le facce di una medaglia: navigare in una moltitudine di deliri e ovazioni da una parte e navigare in altrettanta solitudine dall’altra, pagando il prezzo del successo.”
Descrizione Completa »
Note sull’opera e di regia
Rodolfo Valentino, in un Viaggio inchiesta all’incontrario, a confronto dell’opera originale. Questa volta inteso come sorta di processo su se stesso, per rivendicare la sua vera immagine, in quanto crede bistrattata in buona parte, da quei cronisti da strapazzo, più propensi a realizzare il loro scoop che a mettere in luce la vera identità delle cose e dei fatti. Disquisizioni, su quella ferrea ed effimera corsa verso un protagonismo folle, forse con l’intento di eguagliare e chissà in quale modo, i Miti, usando arbitrariamente il loro potere.
È difficile custodire il proprio “privato”, specie quando si vive ormai in un’altra dimensione, e difendere “…il mio viaggio di solo andata…è come mostrare le facce di una medaglia: navigare in una moltitudine di deliri e ovazioni da una parte e in altrettanta solitudine dall’altra, pagando così il prezzo del successo”.
“Non è vero quello che Dicono!...” è il tormentone che usa Valentino per denunciare coloro che hanno insinuato di aver abbandonato il proprio paese per raggiungere l’America, in quanto l’Italia gli stava stretta, insinuando di aver abbandonato anche gli affetti più cari, fino a citare quello della “Madre”, facendogli sentire ulteriormente il peso di aver amato…di essere stato tanto amato dal gentil sesso, lasciando vivo il suo ricordo anche dopo la morte. Denuncia che dietro tutto questo si nasconde quel male oscuro chiamato Invidia. Altro che scoop occorre, per potersi guadagnare quel posto al sole che potrebbe tramandare la propria memoria dopo la morte. Purtroppo non ci sono regole, ma solo strategie della vita, in cui il destino, prediligendo solo alcuni, fa il suo gioco. Questo è quanto denuncia il personaggio.
Valentino, come in un fuori programma, alla fine scopre stranamente in lui quella stessa e amara debolezza umana: ora è lui a invidiare loro e tutti coloro che fino a quel momento lo avranno ascoltato, perché prende coscienza che il loro Sogno vive ancora, mentre il suo è finito…per sempre.
Affidare il ruolo ad una figura femminile, quale è MITA MEDICI, per interpretare Valentino, più che una provocazione, vuole essere una strategia. Un gioco scenico, per mettere a nudo non quella sua discussa identità di personaggio diverso, ma le sue identità più eclatanti: quella folgorante appartenente alle Star system, quindi del Mito che in quanto tale, simbolicamente surreale, non ha sesso e quella dell’ Emigrante. Valentino/MITA MEDICI, attraverso un escursus singolare, guardandosi nello specchio della memoria, riveste i panni dei suoi stessi personaggi diventati leggendari e che lo hanno reso indimenticabile: puntando sulla figura dell’Emigrante leggendario, senza escludere quelle del Sex simbol, del Divo del cinema muto, del Ballerino di tango, del Mito hollywoodiano degli anni venti. Cambi di costumi a scena aperta, ora indossando quelli femminili tipo quello di Natacha Rambowa, la Dama misteriosa, Alice Terry, ora indossando quelli dei personaggi filmici come quello in “Aquila nera”, “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”, “Monsieur Baeaucaire”, “Il figlio dello Sceicco”.
Entra in scena all’inizio dello spettacolo, per uscirne solo alla fine, percorrendo tutto d’un fiato, quel tempo necessario per far scaturire emozioni, e magari sorprendere con coop de tèâtre, rendendo più fruibile e gradevole lo stesso spettacolo, tra l’altro con l’intervento di musiche dal vivo, prediligendo gli strumenti del Bandoneon e del Violino, e Tanghi argentini conclamati.
Quale contenitore mentale più idoneo se non quello di una mega Valigia, unico elemento scenico, per simboleggiare il Viaggio, la Memoria, il Sogno di un personaggio mitico e leggendario.
Un viaggio di solo andata… per Rodolfo Valentino, ma di un possibile ritorno per coloro che riusciranno a scoprire la sua carta vincente che probabilmente si identifica in quel coraggio, in quella capacità di aver saputo custodire un Sogno, chiamato semplicemente: SPERANZA.
Rina La Gioia