Malasanità=Malapolitica? ma siamo davvero sicuri?
Siamo davvero sicuri che questa sia l'equazione perfetta? Siamo sicuri che Cristella nel suo articolo abbia ragione?
Siamo sicuri che la colpa sia sempre degli altri? e che noi (cittadini) in tutto questo non c'entriamo nulla?
Basta con questo populismo di quattro soldi, della sanità politicizzata (funzziona così anche a Milano dove le cose però non si risolvono nello stesso modo), di cui ci si ricorda però sempre e stranamente solo oggi!
ma siamo sicuri che la colpa in realtà non sia di noi cittadini, a cui piace che la sanità funzioni in questo modo?
NOI abbiamo paura di protestare se le cose non funzionano, perchè altrimenti perderemmo i nostri privilegi, come le code saltate grazie a qualche amico e/o il politico o l'opportunità di avere un posto nella sanità ionica (ma il discorso varrebbe anche per le armi ed altri posti) pur non avendo le adeguate competenze?
Strano e bello questo mondo in cui siamo tutti delle brave persone, ma in cui le vere mele marce siamo noi... siamo noi quelli che mantengono in piedi questo assurdo mondo...
Per piacere risparmiatevi la prossima volta di stilare certi articoli, che sparano nel mucchio... ma non dicono un piffero!
(p.s. ho mandato il post a Cristella)
dal Corriere del Giorno
Accade nei paesi
La malasanità?
Una delle figlie della malapolitica
La lezione dell’ospedale di Castellaneta
La strage da disinteresse e da interessi “altri”.
Gli otto morti dell’Utic di Castellaneta, ormai usciti dai media, restano nelle case dei loro figli e sono entrati a far parte della statistica, dei circa 32mila morti all’anno (ma altri analisti giungono a 50 mila) di malasanità.
Sono molte le cause di morti per errori diagnostici e terapeutici negli ospedali: dalle infezioni, dovute anche alla pulizia, ad errori sotto i ferri. Prima gli errori dei medici venivano sepolti, anche per la sacralità che circondava questa professione, per molti oscura e in sé con poche certezze. Ma a mano a mano che la medicina diventa scienza esatta, anche i suoi errori diventano inaccettabili, perché gli errori dei medici sono quasi tutti irreparabili: fanno passare la persona dalla vita alla morte.
Si dice: esiste un tasso fisiologico d’errore. Ed è così. Lo si riconosce, lo si risarcisce e ognuno resta col proprio dolore, o col proprio senso di colpa. Ma non può esistere un errore da menefreghismo.
Né è ammissibile un errore da strumentalizzazione politica della medicina. E, occorre dire, gli errori da menefreghismo e da strumentalizzazione politica sono fra loro in rapporto di reciprocità: l’uno istiga l’altro e viceversa.
In parole rudi: la malasanità è una delle figlie della malapolitica, è l’ennesima istituzione nazionale che serve i politici e non coloro per i quali è stata fondata, i cittadini, il popolo. Il Corriere del giorno è stato vox clamantis in deserto per alcune disfunzioni dell’ospedale di Castellaneta. Il 26 settembre scorso su queste colonne, a firma di Leonardo Rubino, privato cittadino castellanetano ed ex consigliere provinciale, si leggeva un lungo elenco di disguidi nell’ospedale. L’8 ottobre, per “stare sulla notizia”, come si suol dire quando un giornale sposa una causa, chi scrive, denunciò che quei disguidi fossero naufragati nel silenzio dei sindaci del territorio del quale l’ospedale di Castellaneta è il primo e per molti unico luogo di cura.
L’ospedale di Castellaneta, pensato nei primi anni ’80, è un classico esempio di spreco su due fronti: una struttura innecessaria e megalomane. Castellaneta aveva un ospedale, nel solito ex convento, ma quell’ospedale aveva una sua decenza. Inoltre, mentre si lavorava al nuovo, quel vecchio ospedale fu rimesso a nuovo in molti locali dal pronto soccorso, alle porte automatiche, alle centraliniste. Il nuovo ospedale, però, veniva costruito mentre era in costruzione un altro nuovo e grandioso ospedale nella vicina Mottola e la vicina Massafra aveva un suo ospedale di punta in ortopedia e oculistica. Non occorreva la genialità di Einstein per mettere in armonia, o sinergia, questi tre ospedali.
E per completare lo spreco, il nuovo ospedale di Castellaneta, mentre il vecchio, salvo pochi locali, veniva lasciato a se stesso, cioè alla rovina, è stato messo su con una distribuzione di spazi da essere pianta dalle antiche prefiche. Ma insieme con gli spazi meritano lacrime, per non far sarcasmo, i locali della Tac e della Risonanza magnetica rimasti nell’ospedale vecchio. Per cui per fare una Tac o una Risonanza a un ricoverato, per coprire non più di 300 metri, occorre il 118 di stanza o a Ginosa, 20 km per arrivare e altri 20 per tornare, o a Laterza, 15 km più 15.
Oltre queste perle, anche l’ospedale di Castellaneta patisce la cattiva sorte di tutti gli altri: la politicizzazione.
La sanità gestisce appalti milionari e migliaia di persone: non poteva non essere uno dei luoghi di maggiore appetenza dei politici che credono che il consenso si ottenga solo col potere, invece che con una amministrazione puntuale e corretta. Dal numero “uno” al numero “n”, dal primo all’ultimo, tutti, o quasi, li ospedalieri sono di nomina politica, o con la politica hanno rapporti. Finisce che il lavoro in ospedale diventi o meta o trampolino di lancio per una carriera politica. Il paziente, quindi, non è solo “numero” di una professione quando, come tutte le altre, decada in mestiere; ma anche strumento di un’altra, del tutto estranea ai suoi guai: ora la sua disumanizzazione è totale. Ma non basta, altro effetto della politicizzazione della sanità è l’infezione dell’animo di tutti: se il paziente non è il fine del proprio lavoro, chiunque si permette di osare di farne quello che vuole: dal farsi “ungere” per un servizio “ad personam”, al posporlo ai propri comodi.
Infine, questa politicizzazione spiega il mancato controllo dei sindaci sulle più delicate strutture del loro territorio, gli ospedali, appunto.
Con ospedali vettori di voti, i sindaci non s’interessano della loro funzionalità, del servizio reso ai loro concittadini più deboli, i malati, appunto; ma dell’immagine dei dirigenti dell’ospedale: se commilitoni, sempre da elogiare o difendere; se avversari sempre da accusare e vilipendere.
I sindaci hanno un piccolo ruolo nella sanità, quello dato dalla “conferenza”, una più o meno annoiata consultazione.
Ma, volendo, possono rivoluzionarla dal di dentro. Basta che facciano ciò che vorrebbero fare i parenti dei ricoverati: chiedere, ma con maggiore fermezza, un servizio dignitoso.
Basterebbe, questi sindaci, che usassero gli stessi strumenti e la stessa determinazione che usano quando per i loro starnuti vogliono un rumore da temporale estivo.
Questa partigianeria e questa assenza dei sindaci, come portavoce e tutori dei diritti dei loro concittadini, fa diventare gli ospedali strutture incustodite. E’ un’omessa vigilanza, una premessa di impunità per chi organizzi il lavoro e per chi deve svolgerlo. Per fare un piccolo esempio: una conferenza stampa dei sindaci nell’androne dell’ospedale di Castellaneta, piuttosto una hall d’albergo a cinque stelle per ampiezza, e a una stella per tutto il resto, per denunciare ad alta voce che le puerperi non avessero un ambiente climatizzato, una delle disfunzioni denunciate da Rubino, sarebbe stata una salutare scossa per tutta la dirigenza: il sentire addosso il fiato degli “utenti”, che sono, sì pazienti, ma anche committenti.
Questi episodi di disinteresse dei rappresentanti del popolo per la tutela dei diritti del popolo, e di interessi “altri” per gli addetti, sono la norma per quasi tutti gli ospedali italiani ed hanno come effetto i 32 mila morti annui ( o 50mila) per errori.
Questa strage, dalla quale, per onestà di cronaca, bisogna togliere le poche migliaia alla fine dei loro giorni, altro non dimostra che la diffusa snervatura delle istituzioni italiane per mano di chi dovrebbe esserne garante e custode: la classe politica. Responsabile di un’immoralità: tradimento di ruolo; e di un reato penale: appropriazione indebita. Epperò resta l’inquietudine che questi otto morti di Castellaneta, come i 32/50mila annui di tutt’Italia, son vittime inutili: anche questa volta è mancato il mea culpa dei responsabili di questa strage continua: i politici per aver politicizzato la sanità, contagiando, e quindi abbassando al loro livello, persone che, lontane da essi, sono di alto valore professionale e umano. Quindi da liberare dalle angustie e dai particulari della politica.
Michele Cristella
michele.cristella@corgiorno.it
[Modificato da dapi 13/05/2007 17.30]